Bhè,il mio giudizio riguardo questa esperienza non può essere che positivo; innanzi tutto ho imparato a creare e gestire un blog,cosa di cui non mi sono mai interessata e probabilmente non avrei mai fatto se non ci fosse stata questa occasione.In secondo luogo,grazie ad alcuni assignment,ho scoperto Delicious e Pubmed di cui in precedenza ero totalmente ignara:ora continuerò sicuramente ad usufruirne!In terzo luogo ho avuto la possibilità di esprimermi e di condividere con altre persone alcuni interessi e soprattutto ho potuto farlo nei tempi e nei modi che preferivo,senza paletti o scadenze.
Come ho già detto nel questionario sono sicura che se potessi tornare indietro rifarei 100 volte questa scelta poichè credo di essermi arricchita di un qualcosa:ho interagito con il computer e non mi sono solo limitata ad imparare delle nozioni,ho creato qualcosa di personale,qualcosa mi mio.
Perciò..che dire...Grazie per avermi questa opportunità!
martedì 15 settembre 2009
lunedì 14 settembre 2009
l'amore e' cieco e la pazzia sempre lo accompagna....
Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini.
Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia come sempre un po' folle propose: "giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "a nascondino? di che si tratta?" "é un gioco -spiegò la pazzia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco".
L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla quale non interessava mai niente.... però non tutti vollero partecipare. La verità preferì non nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non arricchirsi.
"UNO,DUE,TRE..." -cominciò a contare la pazzia. La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sull'albero più alto. La generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole. L'egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!). La passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove?
Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati; finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" - contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi. Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muovere i rami. Quando, all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la pazzia sempre lo accompagna....
Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia come sempre un po' folle propose: "giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "a nascondino? di che si tratta?" "é un gioco -spiegò la pazzia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco".
L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla quale non interessava mai niente.... però non tutti vollero partecipare. La verità preferì non nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non arricchirsi.
"UNO,DUE,TRE..." -cominciò a contare la pazzia. La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sull'albero più alto. La generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole. L'egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!). La passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove?
Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati; finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" - contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi. Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muovere i rami. Quando, all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la pazzia sempre lo accompagna....
..impossibile..
Impossibile è una parola pronunciata da uomini piccoli che preferiscono vivere nel mondo che gli è stato dato piuttosto che cercare di cambiarlo;
impossibile non è un dato di fatto,è un’opinione;
impossibile non è una regola,è una sfida;
impossibile non è uguale per tutti;
impossibile non è per sempre;
impossibile is nothing.
impossibile non è un dato di fatto,è un’opinione;
impossibile non è una regola,è una sfida;
impossibile non è uguale per tutti;
impossibile non è per sempre;
impossibile is nothing.
Vediamo se riuscite a risolverlo....
In una strada vi sono 5 case dipinte in 5 colori differenti.
In ogni casa vive una persona di differente nazionalità.
Ognuno dei padroni di casa beve una differente bevanda, fuma una differente marca di sigarette e tiene un animaletto differente.
DOMANDA: A CHI APPARTIENE IL PESCIOLINO?
INDIZI:
-L'inglese vive in una casa rossa
-Lo svedese ha un cane
-Il danese beve the
-La casa verde è a sinistra della casa bianca
-Il padrone della casa verde beve caffè
-La persona che fuma Pall Mall ha gli uccellini
-Il padrone della casa gialla fuma sigarette Dunhill's
-L'uomo che vive nella casa centrale beve latte
-Il norvegese vive nella prima casa
-L'uomo che fuma Blends vive vicino a quello che ha i gatti
-L'uomo che ha i cavalli vive vicino all'uomo che fuma le Dunhill's
-L'uomo che fuma le Blue Master beve birra
-Il tedesco fuma le Prince
-Il norvegese vive vicino alla casa blu
-L'uomo che fuma le Blends ha un vicino che beve acqua
(ALBERT EINSTEIN SCRISSE QUESTO INDOVINELLO AGLI INIZI DEL '900)
In ogni casa vive una persona di differente nazionalità.
Ognuno dei padroni di casa beve una differente bevanda, fuma una differente marca di sigarette e tiene un animaletto differente.
DOMANDA: A CHI APPARTIENE IL PESCIOLINO?
INDIZI:
-L'inglese vive in una casa rossa
-Lo svedese ha un cane
-Il danese beve the
-La casa verde è a sinistra della casa bianca
-Il padrone della casa verde beve caffè
-La persona che fuma Pall Mall ha gli uccellini
-Il padrone della casa gialla fuma sigarette Dunhill's
-L'uomo che vive nella casa centrale beve latte
-Il norvegese vive nella prima casa
-L'uomo che fuma Blends vive vicino a quello che ha i gatti
-L'uomo che ha i cavalli vive vicino all'uomo che fuma le Dunhill's
-L'uomo che fuma le Blue Master beve birra
-Il tedesco fuma le Prince
-Il norvegese vive vicino alla casa blu
-L'uomo che fuma le Blends ha un vicino che beve acqua
(ALBERT EINSTEIN SCRISSE QUESTO INDOVINELLO AGLI INIZI DEL '900)
Riflessione sul Copyright (Assignment 6)
Il copyright (termine di lingua inglese che letteralmente significa diritto di copia) è l'insieme delle normative sul diritto d'autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense.
Col tempo, ha assunto in Italia un significato sempre più prossimo ad indicare le "norme sul diritto d'autore vigenti in Italia", da cui in realtà il copyright differisce sotto vari aspetti.
È solitamente abbreviato con il simbolo ©.
Le prime normative sul diritto di copia (copyright) furono emanate dalla monarchia inglese nel XVI secolo con la volontà di operare un controllo sulle opere pubblicate nel territorio. Col diffondersi delle prime macchine automatiche per la stampa, infatti, iniziò ad affermarsi una libera circolazione fra la popolazione di scritti e volumi di ogni argomento e genere.
Nel XX secolo, l'avvento dei riproduttori ed in particolare del computer e delle Rete internet, ha sottratto uno dei cardini alla base del copyright in senso classico: ovvero il costo e la difficoltà di riprodurre e diffondere sul territorio le opere, aspetti fino ad allora gestiti dalla corporazione degli editori dietro congruo compenso o cessione dei diritti da parte degli autori. Ciò ha reso assai difficile la tutela del copyright come tradizionalmente inteso, e creato nuovi spazi per gli autori.
Al Copyright si contrappone il Copyleft:questo individua un modello di gestione dei diritti d'autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore (in quanto detentore originario dei diritti sull'opera) indica ai fruitori dell'opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali.
Tra i due marchi c’è contrasto dato che uno obbliga all’acquisto di un prodotto mentre l’altro lo rende reperibile liberamente.
Da un lato,per fare un esempio,capita spesso a noi studenti di non poter fotocopiare più di un tot di pagine di un libro di testo che ci interessa o di non poter usufruire di presentazioni forniteci dai nostri professori perchè contenenti immagini protette dal diritto d'autore,e questa direi che è una scocciatura.
Dall’altro lato però è anche assurdo che un autore non possa arricchirsi con le proprie opere,ritengo ingiusto che un autore non possa trarre il giusto profitto dalle proprie creazioni.
A parer mio i due aspetti dovrebbero trovare un punto di equilibrio,non dovrebbero esserci nè troppe restrizioni nè troppe libertà.Il problema rimane molto complesso, sarebbe necessario un accordo sulla possibilità di diffondere o vendere delle opere, ma data la vastità del conflitto che ha come oggetto gran parte della merce presente in commercio sul mercato internazionale trovare una soluzione non è affatto facile.
domenica 13 settembre 2009
Il suonatore Jones - Fabrizio De Andrè
In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.
Sentivo la mia terra
Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.
Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.
Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.
E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.
Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.
Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei più è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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